Appunti da Operae, la fiera del design indipendente
ottobre 15, 2014 § Lascia un commento
Domenica scorsa sono stata a Operae, la fiera dedicata ai designer indipendenti allestita a Torino Esposizioni. Ve la racconto con un esperimento, tanto per restare in tema: il mio primo scrapbook, un po’ ispirato, lo ammetto, a quelli fighissimi di Zelda was a writer.
Post aperto – camminare in Piemonte
settembre 9, 2014 § Lascia un commento
In questa estate poco estiva, ho la fissa delle camminate in montagna. Niente mare, niente abbronzatura (ma tanto non si sono abbronzati neanche i forzati della spiaggia, questa volta), ma scarponcini e zainetto e via. Poca gente, aria cristallina, prati verdi e quelle cose lì. Sto invecchiando, però mi piace. Per non dimenticarmi gli itinerari, e per avere nuove idee, vorrei condividerli con voi, in questo post aperto che è un work in progress costante.
Bardonecchia
Da Pian del Colle al Rifugio Re Magi – 1h e 30 – facile
Bardonecchia, si sa, è un super classico delle vacanze in montagna dei torinesi. La zona di Melezet e di Valle Stretta si presta a numerose escursioni e noi ne abbiamo scelta una very basic: si lascia l’auto al parcheggio del campeggio di Pian del Colle e si parte per un sentiero ben battuto che attraversa prati e boschi. La nostra meta è stata Granges de la Vallee Etroite, tra l’Italia e la Francia, ameno borgo composto da una manciata di case e due rifugi, Re Magi e Terzo Alpini. Noi abbiamo fatto uno spuntino al Re Magi: panini/torta/birre/grappe non memorabili e neppure economici, però la posizione del rifugio è molto bella con vista sulla vallata. Nota negativa: al rifugio si arriva anche in auto, quindi è un po’ affollato. Nota positiva: poco prima del rifugio, c’è un’azienda agricola con annessa vendita di formaggi, mucche e cani beatamente sulla strada. Idea per la prossima volta: al rifugio ci andiamo in macchina pure noi e poi partiamo per qualche altra escursione nella valle, ce n’erano diverse segnalate.
www.iremagi.it
VAL PELLICE
Da Villanova al Rifugio Jervis – 1h e 30 – facile
La Val Pellice è, per me, il luogo delle origini. Qui sono nati i miei nonni paterni, valdesi, qui ho passato i weekend della mia infanzia, in una baita in mezzo al bosco con il tetto in pietra di Luserna e una casettina chiamata Magichina costruita da mio nonno solo per me. Ad ogni modo, quella al Rifugio Jervis è un’escursione per tutti i gusti, nel senso che ci sono ben 3 percorsi diversi per raggiungerlo. In auto, si arriva a Bobbio Pellice e si prosegue per Villanova: non ci si può sbagliare, è sempre dritto. Lasciata l’auto all’apposito parcheggio, si attraversa il borgo di Villanova e si può poi scegliere tra sentiero più selvaggio (dell’inverso) oppure la pista carrabile (dell’indritto). Io consiglio il sentiero per la salita, visto che i paesaggi sono più belli, ed eventualmente la strada al ritorno, anche se ogni tanto troverete una macchina a farvi compagnia.
In circa un’oretta e mezza sarte arrivati all’ampia Conca del Prà: fermatevi pure un momento a godervi il panorama, il torrente e le mucche, ma soprattutto godetevi il pranzo in rifugio! Il menu prevede affettati, polenta concia/con salsiccia/con spezzatino e dolce a 15 euro! Meglio prenotare, perché è spesso affollato, e meglio mangiare fuori, con vista sulla conca. Aspettatevi parecchia gente, visto che – purtroppo – è possibile arrivare anche in auto, e un’accoglienza non proprio con i guanti bianchi.
Nota storica: Willy Jervis, a cui è intitolato questo rifugio e un altro a Ceresole, fu ingegnere alla Olivetti, alpinista e partigiano. Di origini valdesi, ma nato a Napoli per puro caso, si unì alla Resistenza sfruttando le sue doti di scalatore per accompagnare profughi in Svizzera. Catturato dai nazifascisti, fu torturato e infine fucilato a Villar Pellice nell’estate del ’44. Olivetti si offri di mantenere la sua famiglia, considerando il suo dipendente “caduto sul lavoro”.
“L’incanto delle donne del mare” – Fosco Maraini al MAO
agosto 27, 2014 § Lascia un commento
Le giovani erano spesso bellissime; i loro corpi gentili e forti scivolavano nell’acqua con la naturalezza d’un essere che si trova nel proprio elemento.
Sono le donne Ama che, nel Giappone profondo degli anni ’50, si spogliavano con naturalezza, si tuffavano in mare e nuotavano in apnea per raccogliere sul fondo – anche a 20 metri di profondità – i preziosi molluschi awabi.
Fosco Maraini cercò a lungo i luoghi in cui la modernità non avesse ancora offuscato la tradizione, e trovandoli infine nell’Arcipelago delle Sette Isole si fermò qui per due mesi, a fotografare e filmare.
Il risultato di quei due mesi sono splendide foto in bianco e nero, alcune scattate sott’acqua con una tecnologia decisamente home-made (praticamente uno scafandro in cui inserire macchina fotografica e cinepresa) e una pellicola non proprio in ottime condizioni. Bastano e avanzano, ad ogni modo, per svelare quello che – come recita il titolo della mostra- è l’incanto delle donne del mare. Serpeggia un sottile erotismo, in queste foto di giovani donne a seno nudo, a picco nelle profondità marine legate solo a una corda. Ma i loro corpi paiono quelli di atlete, allenati dall’esperienza e dal contatto con l’acqua. L’espressione determinata e serena, senza malizia nè sforzo apparente.
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Istruzioni per ragazze alla conquista del mondo: il libro di Elasti
luglio 11, 2014 § Lascia un commento
Non sono una mamma di figlie adolescenti, anzi non sono una mamma punto. Non ho neppure sorelle, amiche, allieve, pazienti adolescenti. Insomma, a me delle adolescenti non me ne frega nulla. E allora perché ho letto un libro che ha per titolo “Dire fare baciare” e per sottotitolo “Istruzioni per ragazze alla conquista del mondo?” Probabilmente, perché l’ha scritto Elasti.
Tutti i trend del #SMMDay 14
giugno 25, 2014 § Lascia un commento
Non un resoconto di una giornata dedicata al Social Media Marketing, con 16 incontri di 20 minuti ciascuno e tanto di gong finale. Un tentativo, invece, di scoprire cosa “va di moda” quest’anno nel mondo dei social, un po’ come fanno le riviste femminili con il radiant orchid, o le le ciabatte griffate.
Se Tina Modotti avesse avuto Instagram
giugno 16, 2014 § 1 Commento
Approfittando di una domenica di pioggia torinese, sono finalmente andata a vedere la retrospettiva che Palazzo Madama, ormai in fissa con le mostre fotografiche, dedica a Tina Modotti. Come sottotitolo di questa mostra domenicale scriverei: quando il personaggio si intreccia così inestricabilmente all’arte da non riuscire più a valutare, in modo oggettivo, se amiamo la donna o la fotografa.
Fare personal branding con @skande, tra tecnica ed empatia.
giugno 13, 2014 § 4 commenti
Se, quando ero una liceale pseudo-alternativa che leggeva No logo, mi avessero detto che un giorno avrei comprato un libro intitolato “Fai di te stesso un brand“, bè, non ci avrei mai creduto. E invece ora, che sono una trentenne disincantata e molto più social – da tutti i punti di vista – dell’adolescente scontrosa di ieri, l’ho comprato. E l’ho letto. E ne parlo qui.
Non voglio fare una recensione del libro sul Personal Branding scritto dall’imprescindibile Riccardo Scandellari alias @skande. Vi dirò solo che la lettura è stata interrotta più e più volte per pormi domande tipo: perchè non ho la stessa foto su tutti i social? La mia bio di Twitter fa schifo? Quand’ è l’ultima che sono andata su Google+? Posso ottenere l’autorship di Google se ho WordPress gratis? Come starà andando il mio punteggio Klout? (c’è gente che ha perso il lavoro per questo).
del perchè mi sono svegliata prima dell’alba per correre la 5.30 run
Maggio 30, 2014 § Lascia un commento
Già, perché ieri sono andata a letto con le galline e oggi mi sono svegliata alle 4.30, con i gatti che mi guardavano perplessi? Per correre la 5.30 run, no? Una corsa non competitiva di 5 kilometri che si snoda nel centro di Torino che più centro non si può (Piazza S.Carlo-Via Roma-via Garibaldi-Quadrilatero-Giardini Reali-Corso S.Maurizio-Mole Antonelliana-via Po-via Lagrange-Piazza S.Carlo), nell’ora in cui la gente normale dorme. Prima che la città si svegli, quando le strade sono ancora deserte (anche se gente che si sveglia così presto ce n’è, e non per divertirsi, ve l’assicuro). Quando la giornata non è ancora iniziata, non c’è traffico e i monumenti della città sono avvolti in una luce da cartolina, che li svela a poco a poco. Io ovviamente mi sarei fermata a ogni istante a fare foto con l’iPhone, ma il mio personal trainer-fidanzato me l’ha impedito, stizzito. Ha corso con me, e per lui è stato un sacrificio, e sbuffava quando io, alla salitella che porta alla Mole, volevo camminare! Già, perchè io non sono una runner, non faccio parte di quel mondo di donne con gli addominali definiti e i polpacci che sono fasci di muscoli, le gambe e il viso già abbronzati a giugno e occhi che sprizzano energia. Non sono una di quelle che alla corsa c’è arrivata correndo e se n’è andato correndo, perchè sai, il defaticamento…Però ci sono arrivata e me ne sono andata sulla mia fida bicicletta olandesina, compagna di tante avventure torinesi. E anche se verso la fine non ce la facevo più e mi superava gente di cinquant’anni, sono orgogliosa di questa sveglia prima dell’alba. Perchè ho visto Torino sotto una luce diversa, letteralmente, perchè la gente che corre è sempre bella, perchè è ancora mattina e ho già fatto sport. E soprattutto, perchè alla fine ci hanno dato le ciliegie.
L’amica geniale di Elena Ferrante, e del perché è sempre l’amico meno brillante quello che racconta la storia.
Maggio 16, 2014 § 3 commenti
Esiste un nome per definire i romanzi che parlano di un’amicizia? Perché ce ne sono tantissimi, davvero, nella letteratura di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Spesso, rientrano nel genere “romanzi di formazione“, perché narrano la storia di amici prima bambini, poi adolescenti, poi adulti, che crescono insieme, influenzandosi e plasmandosi l’uno sull’altro in qualche modo.
E sempre, sempre, il narratore è l’amico meno brillante. Quello sfigato, che ha meno successo con l’altro sesso. Quello introverso, che pensa mentre l’altro fa. Che sta a guardare e, appunto, racconta. Il narratore non è mai, per parafrasare il titolo del libro di Elena Ferrante, l‘amico geniale. È l’altro.
Viene da pensare che questo sia un po’ il destino di tutti gli storyteller, degli scrittori e degli intellettuali pensosi in genere. Un po’ tipo quello che suona la chitarra mentre gli altri limonano, per dire.
Ma veniamo al romanzo di Elena Ferrante.
Lila e Lenù crescono in un rione di Napoli, e quel rione è tutto il loro mondo. Fuori c’è una città misteriosa, Napoli, con un vulcano e un mare che loro non hanno visto mai. La figlia dello scarparo e la figlia dell’usciere sono molto diverse, da bambine, e ancora più diverse diventeranno crescendo.
Vintage breakfast club, quando il futuro è vintage.
Maggio 12, 2014 § Lascia un commento
Il futuro è vintage. Il futuro è incontrarsi tra sconosciuti su una terrazza affacciata un po’ sulla Mole e un po’ sulla collina, e rivolgersi la parola e quasi fare amicizia anche se a Torino, si sa, non si dà confidenza agli estranei. Il futuro è bere the in tazze di porcellana con le farfalle e mangiare torte fatte in casa, è spiluccare fragole rosse su alzatine argentate. Il futuro è inventarsi una cosa e farla diventare realtà, è promuovere il vintage con i social. Il futuro è lo scambio tra privati, da Airbnb al bruch a casa di qualcuno, con un mercatino di abiti fatti da una blogger e libri scritti da una giornalista che pranza davanti a te.