La bellezza delle cose fragili – Taiye Selasi
novembre 9, 2013 § 4 commenti
“La bellezza delle cose fragili” è il romanzo d’esordio di Taiye Selasi: una saga famigliare in salsa afro (ma non troppo).
Questo è il primo libro che ho letto sul mio nuovo Kobo, ma del mio passaggio agli e-book vi parlerò in un prossimo post. Ora voglio concentrarmi sul contenuto, non sul contenitore. Perché le parole, le emozioni, i pensieri che si accendono nella testa sono gli stessi, che si abbia davanti uno schermo o un foglio di carta. Il romanzo d’esordio di Taiye Selasi è una saga famigliare, senza dubbio, come nella miglior tradizione del romanzo, solo che questa famiglia ha la pelle nera e vive sparpagliata tra Accra (Ghana) e Boston, tra Londra e la Nigeria.
Si apre con la morte di Kweku, il nostro patriarca, mago del bisturi emigrato da un villaggio del Ghana agli States. Il momento della sua morte si dilata fino a diventare l’intera prima parte del libro, fatto di flashback e ricordi, personaggi che si affacciano ad ogni pagina (fantastico il carpentiere/giardiniere/yogi Lamptey). C’è una famiglia numerosa ma un uomo che muore solo nella sua casa di Accra, dove il giardino cresce rigoglioso nonostante i progetti minimalisti del chirurgo. Cosa è successo alla moglie Fola, al figlio maggiore Olu, ai bellissimi gemelli Kehinde e Taiwo, alla piccola Sadie salvata dal padre dopo una nascita prematura? Perché non sono accanto a Kweku nel momento della sua morte? Grazie a dio non avevo letto recensioni-spoiler prima di iniziare la lettura, e non voglio rovinare a voi la magia di una trama che si dipana a poco poco, pagina dopo pagina (schermata dopo schermata?), in un romanzo dalla diegesi complessa e dalla scrittura vibrante, ricca di dettagli.
Non pensate a un romanzo afro fatto di bidonville e di riti voodoo, la stessa autrice ha coniato il termine Afropolitan per parlare di questi nuovi africani cittadini del mondo: se la prima generazione porta sulle piante dei piedi la testimonianza di un’infanzia senza scarpe, i figli si laureano a Yale e si sposano con colleghi medici di origine cinese, senza scomporsi troppo. Le origini africane restano nel marrone della pelle e nei nomi storpiati dagli amici, nell’empatia che fa sentire il dolore altrui nella pancia, nel credere ai poteri degli ibuji, i gemelli, e in un sincopato battere di tamburi che risveglia ricordi ancestrali. Ma la vita quotidiana è fatta di università e prep school, di Volvo e villette unifamigliari, dell’american dream di un chirurgo di successo.
La stessa Taiye Selasi – di origini africane ma vissuta tra Londra, il Massachussets, Amsterdam e Roma – non è esattamente il prototipo della “scrittrice africana”, un po’ mistica e un po’ esotica. E’ una bella trentaduenne, anche lei molto afropolitan, leggendo la cui biografia si incontrano molte somiglianze con i personaggi del libro: madre nigeriana e padre ghanese, gemella (Taiwo?) cresciuta senza padre, studi accademici. Niente di strano, comunque, che nel romanzo d’esordio di una giovane scrittrice ci siano cenni autobiografici. E poi, se fossimo nati in una famiglia così eccentrica e global e talentuosa e disgregata come i Sai, chissà se non avremmo scritto anche noi un romanzo di successo? Probabilmente la risposta è no, anche perchè – passatemi il gioco di parole – la bellezza di “La bellezza delle cose fragili” non è solo la trama, per quanto avvincente. Insomma, è stato un boom letterario, un successo annunciato: secondo me, a ragione, e non solo per la bellezza della giovane scrittrice.
Paola Sereno
novembre 2013
Se ti piacciono le saghe familiari, ti raccomando “Il ballo tondo” di Carmine Abate. E’ un libro che scalda il cuore, che ti fa sentire una persona migliore.
Ciao, grazie per il prezioso suggerimento!
Grazie a te per la risposta e per il follow (ricambiato)! : )
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